Pegarun
Toccare il cielo con un dito.
Di Carmela Vergura.
Correre a fil di cielo, quasi sino a toccarlo, ammirare la forma delle nubi attorno alle vette quando si sale il più in alto possibile, correre a rotta di collo in discesa. Occorre essere quasi acrobati, avere un’ottima padronanza sulle gambe e la mente lucida per correre su certi sentieri tecnici. Questo è lo skyrunning. E altrettanto è lo skyrunner. Nel mondo podistico, quello della corsa in montagna, lo skyrunning è una disciplina a sè. Si corre, e si va forte, molto di più che nel trail, le distanze sono più lunghe rispetto alle corse in montagne con le distanze definite dalla FIDAL. Q che rende lo skyrunning spettacolare è proprio la tipologia dei percorsi: pareti verticali in salita, da affrontare alcune volte quasi in arrampicata sportiva, e le discese molto tecniche. E, mentre scrivo queste parole, rivedo ancora l’arco della bevanda energetica Red Bull posto in cima alla Corna di Trentapassi (1248 metri s.d.m.), a Marone, sul Lago D’Iseo.
Gli ultimi 50 metri del quinto chilometro di gara, sono stati il tripudio all’estrema fatica, un inno alla salita più impervia, fatta di scalini scavati dalle scarpe degli skyrunners. Per arrivare sotto l’arco ci si aiuta con le mani, aggrappandosi all’erba. Si arriva piegati in due, ma si desiderano ardentemente gli applausi di quanti son saliti sin quassù con estrema calma.
Ricordo molto bene la mail di Davide Zanotti, che m’invitava, onorato della mia presenza, alla sua gara: Trentapassi Skyrace. La curiosità e il desiderio di conoscere quest’angolo dell’Italia, ancora inesplorato per me, mi hanno spinto all’iscrizione, infatti, domenica 17 maggio ero presente all’evento.
La verità è che è stato un vero e proprio colpo di fulmine. La Trentapassi Skyrace non è stata solamente una gara di corsa. Le caratteristiche del percorso, unite al fantastico paesaggio che si osserva dalla cima Trentapassi, mi hanno entusiasmato come poche volte durante le gare. Quasi da non volere più scendere da quella cima.
E’ stato amore a prima vista, da subito. Ammirare il lago d’Iseo illuminato quasi a festa da uno splendido sole nel momento del nostro arrivo nel paese di Marone.
Un intero paese coinvolto per l’evento non solo sportivo, ma anche una vera festa.
Il coinvolgimento di tanti bambini nella miniskyrace del sabato.
Uno spettacolare vertical partito prima della Skyrace.
Il percorso della Skyrace, un’evoluzione tra sentiero facile e parti in arrampicata di secondo e terzo grado.
Una corsa a perdifiato nei primi due chilometri della gara, per guadagnare la propria posizione e non trovarsi imbottigliati nella perfida salita che ci attende.
Temere di cadere all’indietro nei pezzi di arrampicata.
E quando si arriva in cima, sembra di essere saliti su un trampolino naturale… sotto, mille metri più in basso il Lago d’Iseo.
Una lunga, velocissima galoppata assieme ad altri 500 corridori del cielo. Si parte a perdifiato, si arriva con gli stessi battiti sempre fuori soglia, mai un momento di pausa.
Il sole e il caldo rendono più faticoso il correre, ma è gradevole questa sensazione.
A incoraggiare i corridori del cielo tanti volontari gentilissimi, lungo un tracciato di 17 km ben segnati.
Trovare refrigerio ai piedi nelle fredde acque del lago dopo la gara!
Questa per me è stata la Trentapassi Skyrace, che ha richiamato moltissimi nomi conosciuti nel mondo della corsa in montagna.
Ammirevole la presenza femminile, tra il Vertical e la skyrace oltre novanta donne iscritte, incredibile!
Il momento dell’arrivo sotto l’arco della Sportiva al traguardo è stato un finale strepitoso, in compagnia della mia amica insegnante di yogaxrunners Tite Togni. Mano nella mano, felici di aver vissuto una bella esperienza a fil di cielo. Namastè.
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